Crac Tercas, il gup rinvia a giudizio 14 ex dirigenti e assolve la Banca. Processo il 13 gennaio

ROMA – Quattordici rinvii a giudizio e due assoluzioni con il rito abbreviato per il crac Tercas: lo ha deciso il gup di Roma, Giulia Proto, in merito alla richiesta di processo avanzata dalla procura romana che indaga sui fatti della ex dirigenza della Cassa di risparmio di Teramo e provincia. Il giudice ha assolto, al termine del rito abbreviato, con la formula per non aver commesso il fatto l’imprenditore della ristorazione in autostrada, Antonio Sarni, e fatto cadere le accuse nei confronti dello stesso istituto di credito che era stato citato in base alle legge 231 sulla responsabilità amministrativa. Nel processo che si aprirà al tribunale di Roma il prossimo 13 gennaio, saranno giudicati dunque l’ex direttore generale Antonio Di MatteoCinzia Ciampani (imprenditrice all’epoca compagna di Di Matteo), l’ex presidente della Tercas, Lino Nisii, l’imprenditore televisivo Francescantonio Di Stefano, avezzanese come Di Matteo, considerato il “re” delle tv private; Raffaele Di Mario, immobiliarista e imprenditore edile molisano, un re del mattone con interessi in tutta Italia; il suo socio Lucio Giulio CapassoGiampiero Samorì, il teramano Pancrazio Natali, altro immobiliarista, così come Pierino Isoldi e Vittorio CasaleGilberto Sacrati, imprenditore noto soprattutto come ex presidente della squadra di basket Fortitudo Bologna; gli imprenditori romani Cosimo De RosaSaverio Signori e Paola RonzioA 9 degli imputati si contesta l’associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità. La Procura ipotizza, a vario titolo, anche l’ostacolo alle funzioni di vigilanza, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta e riciclaggio, stabilendo relazioni privilegiate di affari incentrate sul ruolo di Antonio Di Matteo (direttore generale dal giugno 2005 al 30 settembre 2011) all’interno di Banca Tercas. In particolare, Giampiero Samorì, imprenditore nel settore finanziario e assicurativo, secondo l’accusa, «operava come partecipe del sodalizio criminoso- è detto nel capo di imputazione – e forniva un rilevante apporto alla realizzazione del suo programma». Per il reato di appropriazione indebita, gli imputati, si legge ancora, «si appropriavano, grazie a delibere carenti nell’analisi sulla capacità di rimborso degli imprenditori affidati e spesso adottate in assenza dei requisiti di assoluta e improrogabile urgenza, di ingenti somme di denaro». Nel processo ci saranno 5 parti civili: Bankitalia, la Fondazione Tercas, la Banca popolare emiliana romagnola (Bper), la curatela fallimentare della Dima del Gruppo Di Mario e una singola azionista dell’istituto.