erosione a pineto

PINETO – Quelle ruspe che a riva entrano in acqua, in mezzo agli ombrelloni dei bagnanti, o le immagini che le sorprendono a spostare la sabbia da una spiaggia all’altra, hanno fatto traboccare il vaso per chi ricorda lo splendido arenile nord di Pineto, ormai scomparso. E così, con le firme degli avvocati Vincenzo Di Nanna e Monica Passamonti, la vicenda ripascimento costiero finisce sul tavolo di due Procure: quella di Pescara per disastro ambientale, quella della Corte dei conti regionali dell’Aquila per danno erariale. I due legali, che alle spalle hanno anche un humus politico (Di Nanna è segretario regionale di Agl, Amnistia, Giustizia e Libertà, Passamonti con Azione Politica, candidata alle recenti amministrative a Pineto), mettono sotto accusa la Regione per le linee guida, il Comune di Pineto per gli adempimenti ad essere conseguenti, per quanto fatto negli ultimi anni in tema di erosione costiera. Una costa che di fatto non esiste più, diventata, da fiore all’occhiello, una vero boomerang, per il turismo, per l’0ambiente e per la sicurezza dei residenti. La pianificazione degli interventi è messa in discussione, "perchè invece di risolvere il problema, lo ha creato e lo ha accentuato – hanno spiegato Di Nanna e Passamonti -" Vengono definite "insensate" le opere realizzate dall’uomo in queste zone: "Il disastro ambientale è conseguenza non dell’erosione, come verrebbe da pensare – ha aggiunto Di Nanna -, ma da quanto fatto per contrastarla. La programmazione regionale è ferma al 2000-2001, superata dagli studi successivi e dall’esperienza. Pineto è solo luogo privilegiato di osservazione ma su tutta la costa della nostra regione è così". A cominciare dai cosiddetti  ‘pennell’ realizzati a nord, del torrente Calvano, al prelievo di ghiaia e sabbia dalla spiaggia, alla realizzazione dei cosiddetti ripascimenti artificiali: sono il male della costa teramana e pinetese, hanno detto gli autori degli esposti, e su questi ultimi in particolare, si fonda l’accusa di danno erariale per il loro elevatissimo costo, di denaro pubblico sperperato per poterli costruire". Negli esposti si sottolinea come il ripascimento artificiale costituisca anche un rischio di danno ambientale consistente: "L’aspirazione di sabbia dal fondale marino distrugge l’habitat e la vita marina, ma soprattutto azzerano il sistema delle secche, che sono la prima barriera all’erosione – conclude Di Nanna -". Il legale teramano ricorda spesso Marco Pannella per citare una sua frase classica, che fotografa bene, secondo lui, l’attuale situazione pinetese: "Non posso dire che ci sia dolo ma sicuramente una colpa grave. Danni per milioni di euro: pensate che nel luglio 2017, il Comune di Pineto ha adottato una delibera, la numero 36, cxhe prevede la realizzazione di 19 di questi pennelli; si tratta dnque di un disastro annunciato che potrebbe indicare profili di danno erariale".