Emergenza Covid, no al rientro a scuola con il sistema della 'acchiapparella'

TERAMO – L’associazione Assai (Associazione scuole sicure Abruzzo Italia), tramite il presidente Lega Ragas, assieme a tante associazioni e comitati sparsi in tutta Italia, ha scritto al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina in merito alle decisioni che sta prendendo il Governo sulle scuole: esame di stato, rientro scaglionato a settembre, attività estive, scuole materne, sicurezza, unto di vista al maschile.

 

POLITICA. «Spetta alla politica e al legislatore dire cosa sia necessario fare in tempo di pandemia? No, non solo alla politica, allora la politica chiede aiuto agli esperti per prendere decisioni. Gli esperti le prendono ma poi sarà la politica a decidere.

La politica decide con un DPCM che è meno comprensibile della stele di Rosetta. E va bene, ci va bene leggere nei fondi di caffè o leggere le mani, ci siamo fatti andare bene tutto. Dopo due mesi di lockdown, finalmente si riparte.

 

«Siccome di Scuole Sicure ci occupiamo, abbiamo ascoltato con grande attenzione la Ministra Lucia Azzolina. Per settembre, nessuna turnazione, qualcuno a scuola e qualcuno a casa con la didattica a distanza e poi cambio, il giorno dopo: chi andava a scuola sta a casa e chi sta a casa va a scuola. Un po’ come giocare ad acchiapparella».

 

ESAME E RIENTRO. «In questi due mesi però sappiamo tutto sull’esame di stato, importantissimo e più urgente, per carità, ma davvero, in due mesi altro non si è pensato che all’acchiapparella fuori e dentro scuola?

Una programmazione a lungo termine?  

Si dovrebbe dare una sola risposta a un’unica domanda: come tornare alla normalità a settembre a scuola visto che ormai quest’anno scolastico è finito così maldestramente?»

 

PUNTI FERMI NON AFFRONTATI. «Forse sarebbe bastata la concretezza di alcuni punti fermi:

1)dobbiamo convivere con il virus e proteggerci adottare questo famoso distanziamento sociale.

2) I plessi scolastici vuoti da marzo a agosto non dovevano restare lì a ricordare la pandemia come resti di guerra, andavano ripensati, come luoghi da vivere durante un’emergenza.

3)Facciamo ripartire in modo veloce senza troppa inutile burocrazia l’edilizia scolastica, rimettiamo mano  ai progetti: un’ unica ambizione: avere classi sicure più ampie, garantire dunque il distanziamento e dare possibilità ai bambini e ai ragazzi di essere in classe contemporaneamente, per dar loro un senso di normalità, per dare loro la possibilità di essere e sentirsi liberi di crescere e di sperimentare i loro giovani anni.

4)Il distanziamento sociale è possibile metterlo in pratica alle scuole secondarie, ma  alle primarie, soprattutto nelle prime classi diventa difficile, e all’infanzia? E ancora, al nido? Rispondiamo l’ovvio: impossibile. 

5)Come garantire la possibilità di crescita culturale e sociale ai nostri giovani e giovanissimi?»

 

CENTRI ESTIVI. «Stanno pensando di far partire i centri estivi e i centri per l’infanzia a giugno cosi da testare le possibili alternative e vagliare un protocollo, ma le conseguenze di questi esperimenti quali saranno? Io mamma, con che coraggio mando mio figlio al centro estivo o alla materna? Mio figlio potrebbe ammalarsi, mio figlio potrebbe contagiare qualcuno. Altra domanda che sorge immediata: perché queste aperture non le si collegano al risultato di un test sierologico?

 

SCUOLA MATERNA. «Gli esperti alla regia di questo momento pandemico, conoscono davvero la scuola materna, un nido; questi esperti conoscono i bisogni di questi bambini, come ad esempio il disperato bisogno di contatto con le maestre o con le educatrici, il bisogno di contatto con gli altri bambini? Conoscono, sempre gli esperti, i  bisogni quotidiani dei piccini? Iniziando dal vestirsi al mangiare ad andare a far pipì fino a pulirsi il naso? Ecco, come si fa a fare tutto questo mantenendo il distanziamento sociale; la risposta è una sola: non si può».

 

POSIZIONE MASCHILE. «Altra grande prova della potenza degli esperti è insita nella loro mascolinità, non è una battuta, in questi due mesi mai pensato a tutelare la maternità e il lavoro al femminile, entrambi messi a repentaglio senza alcuna possibilità di riscatto o di aiuto. Ah, a questo bisogno di aiuto, gli esperti hanno risposto, sì: con congedo straordinario di 15 giorni e bonus baby sitter di 600 euro che copre più o meno una settimana e mezza di un full time. Ogni volta, però, si torna al punto di partenza alla soluzione unica: la scelta che ricade sui genitori, essi devono scegliere tra chi può andare al lavoro e chi invece (sempre la donna) dovrà restare a casa con i bambini. “Non si sa se avremo il prossimo stipendio” questa la dolorosa domanda e oltre al patimento economico i genitori si ritrovano a dover fare l’educatore, l’insegnante, l’amichetto con cui far giocare i propri figli e il lavoratore.

 

SICUREZZA. «La politica di oggi come quella degli ultimi 20/30 anni non pensa mai alle generazioni future, fa e ha fatto sempre finta, la politica non pensa ai bambini, ha fatto sempre finta, ne abbiamo le prove: guardate cosa succede agli edifici scolastici dopo ogni sacrosanto terremoto, anzi alcune volte e basta anche solo che sbatta una porta per far venire giù un controsoffitto. Eppure, quando tutti qui in centro Italia o in Molise dopo la strage di San Giuliano, a Modena, o a Taranto accanto alle famose collinette, chiedevamo a gran voce la chiusura delle scuole perché poco sicure, perché incapaci di garantire un luogo salubre ai nostri figli, ebbene il nostro urlo è rimasto inascoltato, perché impossibile chiudere le scuole, perché i bambini dovevano per forza andare a scuola, qualunque scuola fosse, ecco, eppure a quelle richieste ci avete trattati come pazzi, come allarmisti, come delinquenti, oggi che giustamente, come sarebbe stato giusto farlo mentre ve lo chiedevamo, le chiudete, neanche un’idea vincente vi viene? Cosa meritano sti figli? Neanche un provvedimento illuminato? Insomma, manco di essere piccoli o giovani si meritano di essere?»