Il papà: “Mi aspetto giustizia per Flavia. Oggi deve essere il ricordo di un angelo”

Ecco l’intervista rilasciata ieri da Antonio, genitore della giovanissima travolta e uccisa in bici, al giornalista Alessandro Misson per Il Messaggero. Alle 16 i funerali davanti al municipio di Roseto prima della cremazione voluta da lei

TERAMO – Alle 16 di oggi l’addio a Flavia Di Bonaventura, la giovane universitaria rosetana dell’Accademia delle Belle Arti di Roma, travolta e uccisa da una macchina sulla statale Adriatica, mentre rincasava in bicicletta assieme a due suoi cari amici. Il rito funebre, che l’amministrazione comunale, d’accordo con i famigliari, ha voluto organizzare in piazza della Repubblica, proprio dinanzi al municipio, in un giorno in cui Roseto osserverà il lutto cittadino, anticiperà la cremazione della salma: anche questa, come la decisione di donare gli organi (che hanno aiutato a vivere 4 pazienti in attesa di trapianto), è stata una scelta che Flavia aveva fatto in vita. Il dolore è immenso, un dolore che tocca anche chi non è direttamente coinvolto nella vicinanza alla giovane donna e ai suoi affetti: tutti sono vicini idealmente ai genitori e alla sorella maggiore Raffaella, in questo difficile momento.

Cosa si può provare, da padre, in questo momento, ha provato a raccontarcelo il collega Alessandro Misson, che questa mattina sulle pagine locali del quotidiano Il Messaggero, ha intervistato ieri il papà di Flavia, il commercialista Antonio Di Bonaventura. Ecco l’intervista integrale.

Da padre, com’è possibile accettare la morte di una figlia? «Per me era un dono di Dio, come sua sorella Giulia e sua madre Raffaella. Adesso è proprio un angelo di Dio. Una ragazza solare, di tanta disponibilità, generosa con tutti, soprattutto molto dotata di sensibilità umana e artistica. Sapeva esprimere il suo carattere bellissimo, libero, aperto e sapeva ricevere in cambio altrettanta positività. Sono il padre, questo è il mio ricordo. Sono rimasto colpito dalla partecipazione che ha suscitato la sua tragedia. In qualche modo mi ha confermato che mia figlia, anche per gli, era davvero come l’ho sempre vista io: un angelo».

In queste ore sua figlia è stata ricordata sia per le doti umane che artistiche. «Stava per laurearsi, le mancava poco per concludere il percorso di studi all’Accademia delle Belle Arti di Roma. È sempre stato quello il suo ambiente. Aveva un talento naturale, un dono, ma la passione per l’arte gliel’aveva trasmessa nonno Luigi (Celommi, ndr) con cui passava ore all’interno dello studio, tra tele e cavalletti, e suo zio Riccardo, che l’aveva sempre indirizzata verso la sua strada e la definiva la quinta generazione dei maestri della luce. Gli ultimi due anni per lei erano stati davvero complicati a causa del Covid e dell’interruzione delle lezioni. Va bene la didattica a distanza, ma l’Accademia per lei era soprattutto laboratori e partecipazione».

Flavia aveva la mano dei Celommi, che futuro immaginava per lei? «Il suo futuro era l’arte, l’arte era la sua vita, voleva fare quello. Mia figlia aveva un talento naturale, una manualità e una sensibilità che le permettevano di esprimersi non solo nella pittura e nel disegno, ma anche nella fotografia. Ultimamente si dedicava anche ai tatuaggi: realizzava dei disegni, ai suoi amici piacevano, e li donava gratuitamente affinché se li tatuassero. Era generosa in tutto, anche con la sua arte».

Aveva parlato con voi della sua decisione di diventare donatrice? «Era tornata a Roma. Circa due mesi fa sulla metropolitana della Capitale aveva perso, oppure le avevano rubato, tutti i documenti, il bancomat, la carta d’identità. Al momento di rifarla, in Municipio, aveva espresso il consenso alla donazione degli organi nella malaugurata ipotesi, diceva con leggerezza. A ripensarci oggi, chissà, forse anche quello era un segno di Dio: la sua decisione e il suo sacrificio probabilmente hanno salvato altre persone».

L’investitore potrebbe essere arrestato. Cosa si aspetta sul fronte delle indagini? «Mi aspetto giustizia, giustizia vera per mia figlia. Quanto meno responsabile che sotto accertate le responsabilità fino alla fine, perché chi è è giusto che paghi le conseguenze. Non lo dico con astio, né con accanimento, né per vendetta. Ma è giusto che chi l’ha strappata alla vita si renda conto fino in fondo di ciò che è accaduto».

Al funerale è prevista una massiccia partecipazione. In tanti hanno espresso vicinanza alla sua famiglia. «Ci ​​sarà il lutto cittadino. Il sindaco mi ha chiamato prima di prendere ogni decisione. C’è stato grande rispetto, è giusto che Roseto si fermi per lei, anche se davvero non mi aspettavo niente di tutto questo. Le esequie verranno celebrate in piazza della Repubblica perché la chiesa sarebbe stata troppo piccola per contenere tutti. Ma, davvero, non vorrei che fosse una festa, perché non lo è. Spero che sia – non riesce a trattenere le lacrime il papà – dev’essere un ricordo, il ricordo di un angelo».