Superbonus, anche Anaci Teramo teme il tracollo del sistema

Il presidente provinciale Lanzillotto: “La norma al 90% diventi strutturale per evitare un dramma economico e sociale”

TERAMO – La ‘rilettura’ delle regole e del Superbonus stesso da parte del nuovo Governo oltre che preoccupare il mondo dell’edilizia in generale (è dei giorni scorsi la presa di posizione dell’Ance di Teramo), non piace nemmeno agli amministratori di condominio che sono tra i protagonisti dell’avvio delle procedure di ristrutturazione degli immobili e devono ‘orientarsi’ tra le mille difficoltà del piano di sostegno. Voci ‘tecniche’ che gridano al rischio che un intervento governativo che doveva essere di aiuto alla ripartenza del settore, diventi invece un spada di Damocle che pesa sulla testa delle imprese ma anche dei proprietari.

Sull’argomento interviene il presidente provinciale di Anaci (Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari), Antonello Lanzillotto: “Anaci Teramo, pur condividendo la necessità di dover modificare l’impianto legislativo dei bonus fiscali sull’edilizia non può non rimanere basita dalle modalità con cui ci si sta approcciando a tale iter di modifica. Con la bozza del decreto aiuti quater – sostiene Lanzillotto -, l’attuale esecutivo, in una drammatica logica di continuità con il precedente, ha confermato la tendenza, diventata ormai irritante e volgare consuetudine, di modificare una legge già in essere.

Il Superbonus 110%, giusto o sbagliato che sia, ha consentito la programmazione di una serie di interventi e quindi l’assunzione di una serie di impegni economici, nella piena convinzione di aver diritto ad una detrazione del 110%. Tradotto: se non ci fosse stata la detrazione del 110% non ci sarebbe stata quell’assunzione di impegni, ovviamente al di sopra delle possibilità dei contribuenti. Ridurre la detrazione in questa fase, non significa banalmente, rinunciare ad eseguire i lavori, perché se così fosse, il danno sarebbe limitato ad un’occasione persa. Auspico che qualcuno spieghi a chi di dovere, che rinunciare ad eseguire i lavori adesso, significa che i costi sino ad ora sostenuti dai proprietari, dovranno essere pagati dai condomini; se poi nel frattempo è stato sottoscritto un contratto con l’impresa (e per qualche motivo non si potesse depositare la cosiddetta Cilas entro la fine del mese), la rinuncia da parte del committente (per sopraggiunte ovvie indisponibilità economiche) aprirebbe ad un contenzioso con l’impresa, che in base ad un contratto sottoscritto (con una legge in vigore che diceva cose diverse da quelle che dice oggi) può tranquillamente (ed aggiungerei legittimamente) richiedere danni di proporzioni economiche bibliche“.

Totalmente deliranti – aggiunge il presidente di Anaci Teramo – invece sono i comunicati del MEF: prima sostiene che il decreto va a favore dei contribuenti con reddito medio basso, successivamente nel ribadire che la cessione della detrazione è un’opzione e non un diritto, invita d’ora in avanti chi vorrà eseguire questo tipo di lavori a portarsi direttamente in detrazione l’agevolazione fiscale. Peccato che avere la capienza fiscale di 50-60.000 euro all’anno per 4 anni significa avere dei redditi almeno 4 volte superiori (insomma non proprio dei redditi medio bassi). Anche in questo caso giova ricordare che lo sconto in fattura è stato introdotto proprio per consentire i lavori anche ai ceti medio bassi, che ovviamente non avevano la capacità fiscale di scaricarsi la detrazione“, 

Anaci Teramo, in linea con quanto dichiarato dalle altre associazioni di categoria, auspica l’apertura di un tavolo “serio, competente, immediato e risolutivo, al fine di evitare un dramma economica e sociale, della quale si ha il timore che non sia ancora totalmente percepita la dimensione”.

Lanzillotto aggiunge alcuni suggerimenti: “Va bene il 90% ma la norma deve essere strutturale, i prezzi si abbassano in generale e nello specifico, con la quota d’accollo, si chiedono più offerte e torna la concorrenza (che notoriamente abbassa il mercato). Per ultimo – conclude il presidente provinciale degli amministratori di condominio -, considerato che con gli attuali prezzi più che triplicati nessuno può permettersi quote d’accollo, la norma strutturale concede del tempo, con il quale da una parte si abbasseranno i prezzi dall’altro le stazioni appaltanti avranno il tempo per mettere da parte annualmente la quota d’accollo per eseguire i lavori senza fiato sul collo”.

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