Eseguita l’autopsia sulla salma di Martino Caldarelli: pur quasi dissanguato per il colpo alla giugulare, era riuscito a raggiungere il cortile della casa dove era stato sequestrato
TERAMO – Tra la decina e più di colpi inferti con un coltello, quello che ha reciso la vena giugulare destra ha condannato Martino Caldarelli a una morte quasi istantanea, accompagnata da una copiosa emorragia: ferito a morte, con tagli sul collo, all’addome e alle braccia, il 48enne di San Pietro di Isola era comunque riuscito a raggiungere il cortile dell’abitazione di Corropoli dove Andrea Cardelli e la compagna Alessia Di Pancrazio lo avevano attirato. Quasi dissanguato e senza più forze, è stato finito da due colpi di pala alla fronte e dietro alla testa.
L’autopsia sulla salma, eseguita nel pomeriggio di oggi dall’anatomo-patologa Donatella Fedeli all’obitorio dell’ospedale Mazzini di Teramo, ha consegnato al pm Elisabetta Labanti altri elementi per rafforzare la contestazione di concorso in omicidio volontario e occultamento di cadavere nei confronti della coppia, attualmente detenuta per il concorso nella rapina ad un’altra persona, avvenuta ai primi del mese, sempre a Corropoli. Ulteriori dettagli arriveeranno dagli esami tossicologici, ma quanto si voleva capire per ricostruire la dinamica del delitto – commesso nello stesso giorno della scomparsa di Martino dalla sua abitazione di Isola del Gran Sasso -.