L’assessore della Città Territorio

TERAMO – Ha gli occhiali a calamita, l’assessore all’Urbanistica del Comune di Teramo, Corrado Robimarga. Di per sé non è una notizia, è vero. Ma gli occhiali a calamita sono tipici di chi è pratico, non ama i fronzoli e non ha paura di dover rispondere a troppe domande (“…che carini… ma come funzionano”?). E Corrado Robimarga è così. Eletto per la seconda volta nelle fila del PdL (la prima era ancora solo Forza Italia), per la prima volta assessore, medico, aquilano, ha vissuto tutto come una prova di fiducia. E ne sembra, ancora oggi, stupito. “Nel 2004 mi sono candidato per mettermi in gioco. Una specie di verifica di gradimento, visto che non sono teramano. E’ andata molto bene, ero già molto soddisfatto ed ecco che mi propongono di fare il presidente della Commissione urbanistica”. Da sempre situazione ambita tra i Consiglieri di maggioranza, dottore… ”Le so dire che ero davvero titubante. C’è voluta determinazione, umiltà e molta applicazione per maturare le capacità necessarie. Io non ero, non sono, ovviamente, un tecnico, ma un tecnico politico si, ed è questo che ci vuole. Ovviamente ancor più oggi, per gestire l’assessorato”.  E qui entrano in ballo i tecnici del settore. Difficile entrare nei meccanismi,  gestirli, correggere il tiro, evitare inutili dispendii di energie, pericolosi rivoli che possono essere imboccati dai sentieri del piccolo favore, dei grandi privilegi… ”Intanto ci deve essere un rapporto di totale fiducia con i dirigenti. Ci deve essere proprio una simbiosi tra il tecnico e l’indirizzo”. Si, ma nell’attività, la gestione del quotidiano? “Il personale deve essere motivato, deve credere nella meritocrazia perché l’amministrazione ha i mezzi per gratificare i dipendenti. Io non posso nemmeno sentir parlare dello scaldare la sedia”. Ho capito, ho capito… ma come si fa, in pratica? “Si fa che io sono presente con l’impiegato, non gli si possono dare solo input per raggiungere livelli buoni di produttività”. Faccio davvero la parte dell’avvocato del diavolo (gli occhiali a calamita ce li ho anch’io…) e insisto: se non ci si arriva? “Allora, ci vogliono i provvedimenti. Io ci metto la faccia e ognuno deve fare la propria parte, altrimenti siamo completamente fuori tiro”. Si, proprio deciso, l’assessore Robimarga. Mi pare che non scherzi davvero. Parliamo di Teramo, assessore… ”E’ una città in movimento” (non c’è niente da fare, quello spot elettorale di Brucchi doveva essere proprio condiviso….) “Mi auguro che riusciremo a realizzare tutto perché dobbiamo consegnare ai nostri figli una città moderna. Le basi sono già state buttate con le realizzazioni di stadio, centro commerciale e parcheggio di piazza Dante. Bisogna andare avanti. Le realizzazioni sono il cardine di una vera e propria trasformazione culturale”. Addirittura… ”E’ proprio così, invece. Con i punti di riferimento quotidiano che cambiano, c’è la trasformazione. Dobbiamo riportare i teramani a Teramo. In cinque anni spero che realizzeremo una capacità attrattiva tale, con tutte le nostre tipicità, addirittura da evitare che i giovani fuggano altrove, soprattutto sulla costa. Con le nuove aggregazioni della zona del teatro, per esempio, la città avrà subito un aspetto diverso. Non ci sarà più una sola piazza, come un grande paesotto. La gente si aggrega in base all’età, agli interessi. Il baricentro della città si sposterà alla Gammarana, per fare un altro esempio, con il palasport di Piano d’Accio”. Scusi, torniamo a Teramo paesotto… ”Teramo non può più essere intesa solo come Città di Teramo” (ma non c’è saccenza, nel tono, lo scrivo a scanso di equivoci). E dice: ”Teramo va vista e deve diventare città territorio. Teramo va intesa come Teramo e la sua provincia. Deve avere relazione stretta con tutti gli altri comuni”. Anche perché non ci sono più soldi per tutti… ”E’ finita l’epoca di un’opera per ogni campanile. Torno sullo stadio, per esemplificare: deve avere, è ovvio, una valenza provinciale”. Insomma, questo assessore Robimarga vuole una Teramo più aperta alla provincia ma meno provincialotta…”Teramo deve avere rapporti con Ascoli Piceno, dobbiamo insistere e continuare a puntare su Ascoli. Questo passa attraverso le strade, si, ma passa anche attraverso la cultura”. Sono sulla porta, mi giro ancora per ripetergli “grazie, assessore, le ho fatto perdere un po’ di tempo”…. ma ho già sentito il clak della calamita degli occhiali.

Franca Scagliarini