Brucchi: "Non toglieremo i crocifissi nelle aule"

TERAMO – “Il crocifisso rimane nelle scuole”. E’ la posizione del sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, espressa a pochi giorni dalla sentenza della corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo su un ricorso presentato da una cittadina italiana. Per la Corte la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce "una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni". Con questa sentenza non è d’accordo il sindaco Brucchi che in una nota, che proponiamo integralmente, esprime quanto segue:

"Nessun crocifisso verrà tolto dalle aule delle scuole del Comune di Teramo, nè da alcun altro ufficio di pertinenza dell’Amministrazione Comunale. Sono fermamente convinto che la manifestazione della fede, nella sua massima applicazione simbolica, non solo non possa minimamente interferire con l’azione civica e pubblica della macchina dello Stato, ma sia al contrario il segno di una storia, di un passato, di una memoria che è parte stessa del nostro essere italiani.

Non è questione di “credo”, perché – e lo sottolineo – le questioni della fede appartengono alla più intima e personale delle sfere dell’individuo, ma è questione di rispetto di un percorso che ci consente oggi di essere quello che siamo. Pensare l’Italia, nel suo essere Paese di libertà e tolleranza, nel suo essere Terra della solidarietà e dell’impegno, senza riconoscere alla dottrina cristiana il ruolo che ha avuto nella formazione del nostro tessuto sociale, significa ignorare quello che non può e non deve essere ignorato. Noi siamo gli eredi ultimi di un messaggio che ci preesiste, che è parte stessa del nostro dna sociale, che è momento iniziale profondo e convinto di ogni nostro ragionamento.

In quel Crocifisso, esposto nelle stanze della nostra vita pubblica, e sulle pareti delle nostre scuole, a fianco della foto del nostro Presidente della Repubblica, non c’è e non c’è mai stata una dichiarazione di fede “a priori”, né quel riconoscimento implicito ad una preferita “religione di Stato” a discapito di ogni altra confessione religiosa. In quel Crocifisso c’è il senso profondo di un insegnamento, di un messaggio, di una scelta che, oggi, ci consente di chiamarci "italiani". Sto volutamente, e lo si noterà, radicando la più laica delle nostre qualifiche al più religioso dei simboli, proprio perché voglio che si intuisca come, nelle intenzioni di

Questo Sindaco e di Questa Amministrazione non ci sia alcuna volontà di fare delle nostre stanze pubbliche una sorta di parrocchie in minore, ma  la precisa volontà di riaffermare il ruolo fondante che l’insegnamento cristiano ha avuto sulla nostra evoluzione civica. Anche la Politica, la grande tradizione politica cui il nostro essere Centrodestra oggi si richiama, affonda le radici nell’azione governante di quei partiti che ebbero nei valori cristiani il loro spunto primario, intercettando così quel sentimento popolare che era, ed è, il motore antico del nostro viaggio. Solo chi non conosce l’Italia e gli italiani può pensare di “sentenziare” sui nostri Crocifissi, trattandoli alla stregua di una direttiva comunitaria sulle merci o di un parere europeo sulle scelte fiscali.

Non sono d’accordo.

Essere “Europa Unita”, essere “un solo continente”, non può e non deve significare svilire il senso stesso dell’unicità dei Paesi membri, né dovrebbe contemplare interferenze, e lo ripeto con tutte le implicazioni del caso: interferenze su manifestazioni proprie della storia intima e umana di un certo Paese.

Non toglieremo i crocifissi dalle nostre aule e dai nostri uffici. Né ora né mai.

E non saranno le direttive di Strasburgo ad imporcelo, e bene ha fatto il Presidente del Consiglio nell’annunciare ricorso contro la decisione dell’Alta Corte. Da Sindaco e da cristiano, sono pronto a fare la mia parte, se servirà, per dimostrare nei fatti e nelle azioni quanto quei crocifissi siano anche manifestazione della nostra più profonda appartenenza alla Repubblica Italiana. Duemila anni fa, in Galilea, un uomo guardò negli occhi la tirannia dell’invasore e parlò di uguaglianza, di solidarietà, di condivisione dei valori, di impegno e di verità.

Quel crocifisso ne parla ancora oggi".

Il Sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi