Gli avvocati: «Limitato il diritto di difesa di Venturoni»

TERAMO – «L’indagato si trova in un cono d’ombra dove l’esercizio dei diritti di difesa appare assolutamente limitato, mentre l’ufficio del Pubblico Ministero seguita a dispiegare tutti i poteri e i mezzi di indagine di cui è capace». Non è una dichiarazione di resa ma sicuramente una presa d’atto di una battaglia impari, di un confronto inquinato da passaggi poco chiari. Gli avvocati Lino Nisii e Guglielmo Marconi non hanno dubbi, dopo la lettura delle tre pagine di motivazioni con cui i giudici del Riesame hanno respinto il ricorso contro l’obbligo di dimora all’assessore regionale alla sanità, Lanfranco Venturoni. «L’indagato ha tentato di offrire ogni utile spiegazione in ordine ai fatti che gli sono stati attribuiti – sostengono i legali -, senza ottenere grande attenzione se non quella di modificare in itinere il significato e la portata delle imputazioni provvisorie di fronte a fatti incontrovertibili che avevano denunciato evidenti errori delle indagini specie di Polizia Giudiziaria». La difesa auspica di arrivare presto al processo e di trovare spazio per dimostrare l’estraneità ai fatti contestati all’assessore, «esprimendo la certezza che si avrà comunque modo di confrontarsi con giudici che, anche alla luce delle prospettazioni difensive, sapranno affrontare i temi del giudizio nel pieno rispetto del principio di terzietà». Non evitano la polemica Nisii e Marconi, ricordando che fino ad oggi «si sono tenuti fuori da ogni polemica giornalistica e che hanno potuto seguire l’evolversi delle indagini attraverso la lettura dei quotidiani, che riportavano anche il contenuto delle deposizioni rese dalle persone informate dei fatti». Sul fronte politico, Venturoni è pronto a rimettere il mandato nelle mani del presidente Gianni Chiodi, ma le sue dimissioni da assessore alla sanità d’Abruzzo non dipendono dalla sua sola volontà. Lo ha detto lo stesso assessore interpellato dall’Ansa: «Sono amareggiato dalla decisione del Riesame, ed è ovvio che ora si presenta un problema di ordine politico», cioè se restare o meno in carica. «Per questo qualunque decisione verrà presa dopo un incontro con Chiodi e i coordinatori regionali del Pdl – spiega Venturoni -. Qualora si dovesse decidere che è meglio che mi dimetta, lo farò, anche domattina… – ammette il medico teramano -. Non sono certo attaccato alla poltrona». Venturoni ha poi rivelato che è prevista una conferenza stampa il prossimo sabato per comunicare quanto deciso.