Dal gruppo Consorform la conferma: «Sì abbiamo comprato La Città»

TERAMO – Il Gruppo Consorform presieduto da Gianni Mancini (nella foto), sarebbe il nuovo azionista di maggioranza del quotidiano locale La Città. Lo ha confermato lo stesso presidente, contattato da emmelle.it, dopo le voci sulla conclusione della trattativa per la cessione delle quote detenute dall’imprenditore Sabatino Cantagalli. «L’operazione è stata conclusa positivamente – ha commentato Mancini -, Casartigiani (l’Associazione di categoria che fa parte del Gruppo Consorform, ndr) attraverso il suo presidente Giulio Falone ha rilevato il 99% del pacchetto azionario del quotidiano con atto notarile firmato il 1° aprile. Successivamente una parte delle quote saranno redistribuite ad altre associazioni». Dunque operazione conclusa, nonostante il commercialista incaricato della mediazione, soltanto nel primo pomeriggio di ieri, avesse definito ancora aperta la trattativa, in cui concorreva anche un’altra ‘cordata’, rappresentata dal consorzio imprenditoriale bolognese Cipea, vicino alla Spe, la concessionaria di pubblicità del Resto del Carlino, con cui La città è in edicola in tandem.  Oggi però la Città non è andata in edicola a causa di uno sciopero dei quotidiani del Gruppo Poligrafici Editoriale (QN, Resto del Carlino, Nazione e Giorno); sciopero aziendale dei lavoratori poligrafici e stampatori. Lo ha comunicato l’azienda con una nota ai lettori. Nella nota pubblicata su QN, l’azienda spiega che "l’astensione dal lavoro è stata decisa a seguito di tre licenziamenti disciplinari inflitti ad altrettanti lavoratori per gravi motivi e che i sindacati di categoria hanno chiesto di ritirare come pregiudiziale al prosieguo delle trattative sulla riorganizzazione del lavoro che procede da otto mesi e che comunque non pone in discussione nessun posto di lavoro. Questa pregiudiziale – prosegue la nota – è giudicata inaccettabile dall’Azienda perché i licenziamenti sono estranei tanto ad attività lavorative, quanto a situazioni sindacalmente sensibili. Tali iniziative di sciopero risultano incomprensibili e arrecano danni economici alle aziende e agli stessi lavoratori, oltre ad apparire irrealistiche in un periodo di permanenti difficoltà economiche, produttive, occupazionali".