Creval, attacco decisivo alla Tercas. Tancredi: «Favorire il rispetto del territorio»

TERAMO – Credito Valtellinese lancia l’attacco decisivo alla BancaTercas? In attesa di una assemblea dei soci per la ricapitalizzazione, le voci sul destino dell’istituto di credito più forte d’Abruzzo tengono banco. E se nei corridoi della banca tutto tace, in quelli della politica e delle istituzioni fervono i commenti ma anche i tentativi di capire quale soluzione si possa praticare per salvare la Tercas dalla colonizzazione. Che Creval si appresti a un aumento di capitale dell’ordine di 600 milioni di euro finalizzata all’acquisizione del controllo azionario della banca di corso San Giorgio è notizia fondata. Che non esista ipotesi diversa di un suo interessamento se non quella di una quota di controllo – si parla di almeno il 55% -, è altrettanto chiaro. E il territorio che fa? Possibile che la politica, le istituzioni vogliano correre il rischio di farsi fuggire due banche.
Il nuovo scenario. Secondo indiscrezioni molto fondate, Creval acquisirebbe il controllo del pacchetto azionario mentre le Fondazioni Tercas e Pescara Abruzzo dovrebbero sottoscrivere quote minoritarie ma assicurarsi una presenza ‘congrua’ nel management, per far sì che il territorio sia rappresentato dignitosamente. Il Credito Valtellinese mettere così insieme un forte polo adriatico, da Pescara fino a Fano (dove detiene Carifano). Insomma, il peso del denaro e della solidità finanziaria porta l’ago dalle bilancia da un’altra parte rispetto ai progetti della ‘cordata’ di Fondazioni abruzzesi. Il problema sta nella capacità finanziaria: per sottoscrivere un capitale sociale di almeno 280-300 milioni di euro, le Fondazioni abruzzesi, in primis la Fondazione Tercas, arriverebbe al limite delle proprie capacità, col rischio di compromettere la propria sopravvivenza.
Cosa ne pensa la politica? «La politica e le istituzioni ritengono che il territorio debba preservare una forza come la Banca Tercas, importante non solo sotto il profilo economico ma anche per il significato occupazionale – sostiene l’onorevole Paolo Tancredi -. Noi, in quanto istituzioni che in questo caso nominano i compnenti del consiglio di indirizzo della Fondazione Tercas, la proprietà della banca, abbiamo ‘benedetto’ un accordo tra le Fondazioni locali, con una quota paritaria tra Tercas e Pescara Abruzzo e una posizione minoritaria di Carichieti e Carispaq, per raggiungere una percentuale di circa l’80% di controllo». E non è una soluzione praticabile, cosa serve per chiudere una operazione tale, soprattutto se ha il sostegno della politica? «La verità è che la gestione commissariale ci dice ogni giorno di più che i conti di questa banca vanno male e la posizione della Fondazioni in un intervento di ‘salvataggio’ le porrebbe ai loro limiti strutturali..». Ecco dunque che, nella peggiore delle ipotesi, è meglio ‘benedire’ un ‘patto di compromesso’: per salvare la BancaTercas e con essa Caripe, senza fiaccare la Fondazioni, serve individuare una soluzione meno dolorosa: «Nella malaugurata ipotesi di un ‘piano B’ – spiega Tancredi – la Fondazione e le istituzioni faranno di tutto per mantenere un governance e un asset che rispetti il territorio e il localismo della banca». Dunque controllo sì a Creval, ma sede, direzione e composizione del Cda più ‘orientati’ verso la minoranza azionaria.
Scenario dinamico, in vista del rinnovo del Consiglio della Fondazione. Si tratta di scenari dinamici, anche se poco rassicuranti sul fronte dell’autonomia dell’istituto di credito. Che si appresta a vivere, perchè non più rinviabile, sia l’assemblea dei soci per la ricapitalizzazione che, a settembre, il rinnovo del Consiglio di indirizzo della Fondazione Tercas.