«Fatemi quello che volete, per me è una liberazione». L'autopsia: il prioettile ha lacerato cuore, polmoni e fegato

BELLANTE – Se non ci fosse di mezzo la morte di una persona, per Mario Ciabattoni è stata una liberazione. Quel colpo di fucile che ha raggiunto alla schiena e ucciso Felicia Mateo, ha segnato la fine di un incubo, di una persecuzione che aveva minato la sua esistenza, ma anche l’inizio di un percorso che lo porterà a pagare il conto alla giustizia. E’ accusato di omicidio volontario aggravato, l’ex idraulico quasi 74enne di Villa Rasicci di Bellante, che ieri ha sparato all’inquilina del piano di sopra, nella case popolari di via Guido Rossa.

«Sono pentito ma non ce la facevo più». Ma a lui sembra non interessare più di tanto: «Sono pentito di quello che ho fatto – avrebbe raccontato ieri sera al pm Davide Rosati che lo interrogava alla presenza del suo avvocato Cataldo Mariano -. Ma sono stati sette anni di stress continuo. Ho tentato in tutti i modi di farmi tutelare, me e mia moglie, ma nessuno ha fatto niente… Allora ho deciso di farlo io da solo…. Per me è quasi una liberazione…».

Il fucile nel bidet, lui seduto sul water: così lo hanno arrestato. Mario Ciabattoni ha alzato la tapparella della finestra del bagno, quella che dà sul parcheggio anteriore del condominio, perchè aveva sentito rumoreggiare in strada. Ha visto di nuovo la vicina di casa che, lui dice, lo ha ancora apostrofato dopo averlo fatto poco prima nella caserma dei carabinieri: è stata la molla che ha fatto scattare il raptus. Il pensionato è corso ad armarsi, ha imbracciato il suo fucile calibro 12 e, presa la mira, ha esploso un solo colpo, secco e preciso, alla schiena della donna, che è stramazzata al suolo, sotto lo sguardo atterrito delle due figlie minorenni. Loro sono scappate in preda al panico, temendo che il pensionato sparasse anche a loro, negli occhi il terrore della madre morente a terra. Ciabattoni ha poggiato il fucile sul bidet, si è seduto sul water e qui ha atteso l’arrivo della pattuglia della Polstrada, che si trovava in zona e che la sala operativa del 113 – a cui è arrivata la segnalazione dei vicini di quanto accaduto – aveva dirottato immediatamente in via Guido Rossa.

L’ennesima lite alle 4, poi il bis in caserma. Ciabattoni e Felica Mateo avevano litigato ferocemente durante la notte, alle 4. Il motivo sempre lo stesso: l’atteggiamento molesto e rumoroso della donna, che spesso era in stato di ebbrezza da quanto racconta il vicinato. Tra i due non c’era più da tempo dialogo, ogni parola diventava un alterco e una violenta lite. Come l’altra notte. Il pensionato ha chiamato il 112 ma non ha ottenuto il richiesto intervento di una pattuglia: voleva dennciarla ancora e ha provato a farlo qualche ora più tardi, alle 9, nella caserma dei carabinieri di Bellante. Qui ha trovato la vittima, che era lì per l’obbligo di firma, e davanti ai militari c’è stata un’altra scenata. Sembrava finita lì e invece l’epilogo tragico era in agguato. Quando la donna è rincasata e c’è stato un altro scambio di vedute, il delitto.

L’autopsia: il proiettile ha lacerato cuore, polmoni e fegato. A uccidere Felicia Mateo un solo colpo, entrato dalla schiena sotto la scapola destra e uscita davanti all’altezza del seno sinistro. Nella sua traiettoria, secondo quanto stabilito dall’autopsia eseguita dall’anatomo-patologo Giuseppe Sciarra oggi all’obitorio dell’ospedale Mazzini di Teramo, il proiettile ha lacerato cuore, polmoni e fegato: la dominicana è praticamente morta sul colpo. L’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip di Teramo dovrebbe svolgersi tra venerdì e sabato, molto probabilmente in carcere. Non è escluso che all’esito del confronto con il giudice, la difesa di Ciabattoni chieda la concessione degli arresti domiciliari, anche in considerazione dell’età dell’uomo.