Giulia, il caso va riscritto: detersivo sotto le scarpe, il tutor dell'A14 e un testimone spostano la morte da quel cavalcavia

TERAMO – Va riscritto il canovaccio dell’inchiesta sulla morte di Giulia Di Sabatino, la bella e solare giovane tortoretana, morta all’alba del suo diciannovesimo compleanno sull’asfalto dell’autostrada 14, nel settembre del 2015. Perchè non fu un suicidio, perchè su quel cavalcavia Giulia non c’è mai stata. Le analisi dei carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche di Roma non hanno trovato, sotto la suola delle scarpe che Giulia indossava, tracce della ruggine della balaustra e del terriccio tutto attorno al cavalcavia da cui fino a oggi si riteneva che la ragazza si fosse lanciata o fosse stata gettata.
L’indice del giallo attorno al quale sviluppare la ricostruzione della sua morte, annota adesso tre nuovi passaggi chiave, inediti, frutto anche del lavoro investigativo condotto dalla famiglia di Giulia e dal suo legale Antonio Di Gaspare: le tracce di detersivo industriale usato per pulire i pavimenti trovate sotto le scarpe, le immagini del tutor autostradale nei pressi del cavalcavia che avvalorano la testimonianza di un camionista che ha visto tre giovani, di cui una ragazza, camminare lungo l’autostrada quella notte in prossimità del cavalcavia. Ha detto bene il cronista Massimo Lugli, ieri, nel corso de ‘La vita in diretta’ su Raiuno che ha ricostruito il nuovo scenario, quando ha inviato la procura teramana – che aveva chiesto l’archiviazione del procedimento – «a non cristallizzarsi sulla posizione dei tre indagati per istigazione al suicidio», bensì ad approfondire i nuovi elementi, come suggerito anche dal gip Domenico Canosa che quell’archiviazione l’ha respinta. Questi indizi portano verso nuovi scenari: il detersivo ci dice che i suoi piedi hanno calpestato pavimenti di locali al chiuso (i genitori Meri e Luciano fanno riferimento a un garage a poca distanza dal luogo del ritrovamento del corpo, trasformato in piccola discoteca, frequentato in precedenza da Giulia), che quel corpo potrebbe essere finito sull’autostrada e sotto a quel cavalcavia forse perchè portato o spinto lì, e non precipitato dall’alto della provinciale che scavalca l’A14.
E i filmati del tutor, che non riprendono alcun corpo che cade dal cavalcavia, potrebbero confermare la presenza dei tre giovani sul bordo dell’autostrada. Meri Koci e Luciano Di Sabatino, i genitori di Giulia, non si arrendono e non si fermano a una verità che definiscono virtuale, «costruita a tavolino – dicono – per portarci fino a questo cavalcavia, dove Giulia non è mai stata». Ma soprattutto Meri, la mamma, chiede di approfondire la posizione di uno dei tre indagati, quello che in passato era stato più vicino a Giulia, educato e che si era presentato a casa come fidanzato della giovane vittima, che ha trasformato il suo modo di vivere e l’atteggiamento: «Se davvero si è pentito, tanto che si è avvicinato alla Chiesa, allora venga a raccontarmi la verità, cosa è successodavvero a Giulia»‚