Di Pangrazio cambia parere e in Consiglio salva l'incompatibilità di D'Alfonso

L’AQUILA – Con 16 voti contro e 15 a favore il Consiglio regionale d’Abruzzo ha respinto l’istanza di incompatibilità nei confronti del governatore Luciano D’Alfonso, eletto senatore nelle scorse politiche del 4 marzo. È stato stabilito che non sussistono per ora cause di incompatibilità in quanto lo status ufficiale di senatore scatta solo dopo la convalida da parte della Giunta per il regolamento del Senato.
Nella votazione finita sul filo di lana, hanno inciso i tre sì di esponenti di maggioranza di centrosinistra che hanno votato con le opposizioni, i due assessori uscenti della Giunta D’Alfonso, Donato Di Matteo (ex Pd ora Regione Facile) e Andrea Gerosolimo (Abruzzo Civico), e il consigliere di maggioranza Mario Olivieri, anche lui esponente di Abruzzo Civico.
Proteste e cori in aula per il voto del presidente Di Pangrazio. Ha destato la reazione polemica di M5s e Centrodestra il no del presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, che, secondo le opposizioni ha cambiato posizione rispetto all’astensione tenuta nel corso della Giunta per le elezioni dello scorso 26 aprile, che aveva già deliberato la non sussistenza di cause di incompatibilità rinviando la decisione al Consiglio regionale. Da qui la decisione di presentare una mozione di sfiducia nei confronti di Di Pangrazio annunciata dal capogruppo di Forza Italia, Lorenzo Sospiri. Di risposta, Di Pangrazio ha detto che la sua prerogativa "non è quella di stare attaccato alla poltrona ma di gestire nel migliore dei modi il Consiglio regionale. Il presidente ha titolo a dire la sua perché è anche consigliere regionale".
Il voto del presidente del Consiglio regionale ha generato anche un vivace scontro dai banchi delle opposizioni. "Giuda", gli ha apostrofato il consigliere di Forza Italia, Mauro Febbo. Poi applausi ironici accompagnati da ‘buu’ e ‘vergogna’.
Il Governatore: «Sta scivolando via il ruolo di senatore…». «Mi sembra di capire dalla lettura dei giornali che si sta risolvendo per ragioni di politica nazionale il tema del doppio incarico perché mi sembra di capire che stia scivolando via il ruolo di senatore. Non sono dispiaciuto, non sono addolorato. Giudico soltanto laicamente». D’Alfonso lo ha detto all’ANSA al termine del dibattito in Consiglio regionale all’Aquila, che ha votato la non sussistenza di cause di incompatibilità. D’Alfonso ha fatto notare che dalla sua elezione a senatore, lo scorso 4 marzo alle politiche, a oggi «non si è materializzato nessun conflitto di interessi. Sono stato convocato quattro volte in Senato e – ha aggiunto – non c’è stata l’occasione per determinare un voto che materializzasse il conflitto di interessi».