Nasce tra le polemiche la prima cappellania in una scuola (all’Agrario). La Cgil è contraria

“Un luogo dove raccogliersi e per momenti di riflessione – dice la preside Provvisiero -“. “Arretramento pedagogico, la religione si fa nelle chiese” replica il sindacato che chiede l’intervento dell’Ufficio scolastico

TERAMO – Quella di domani pomeriggio (17:30) è una inaugurazione accompagnata dalle polemiche. All’Istituto agrario ‘Di Poppa Rozzi’ di Piano d’Accio, sarà tagliato il nastro della prima Cappellania scolastica diocesana ospitata in una scuola cittadina. “Siamo davvero contenti di ospitarla, daremo agli studenti non solo l’opportunità di potersi raccogliere in momenti di preghiera ma anche di avere un luogo di incontro e di riflessione sui temi a loro più cari – ha commentato la dirigente scolastica Caterina Provvisiero. Quella dell’agrario – che nella sua area attorno all’edificio scolastico ha una vera e propria chiesa – si annuncia come la prima di una serie di altre cappellanie: analoga iniziativa, infatti, sarà avviata infatti nella Forania di Teramo, nella parrocchia del Cuore Immacolato, nella chiesa e nel convento dei Cappuccini e nella parrocchia del Sacro Cuore, a Roseto nella parrocchia di Santa Maria Assunta presso la cappella di San Giuseppe, a Giulianova nel Monastero del Santo Volto, ad Atri nella chiesa di Santa Reparata e a Nereto nella chiesa di Santa Maria del Suffragio. Ma quello di Piano d’Accio è il primo caso nel contesto di un campus scolastico.

A partire dal 2023, inoltre, l’Ufficio di Pastorale Scolastica – insieme all’Ufficio Scuola – Servizio Insegnamento Religione Cattolica ed il Centro per la Teologia San Paolo VI della Diocesi di Teramo-Atri – organizzerà un percorso formativo su ‘La nuova questione di Dio’, articolato in quattro incontri che si terranno nell’Aula Magna del ‘Di Poppa Rozzi’ di Piano d’Accio.

Si tratta di una decisione che non condividiamo e che ci preoccupa molto. – scrive la Flc Cgil di Teramo -. Ricordiamo che le attività nella scuola vengono decise  nel Piano dell’Offerta Formativa, deliberato dal Collegio dei docenti ed adottato dal Consiglio d’istituto. Non dall’ufficio diocesano per la pastorale. Non c’è traccia di alcuna discussione in merito a tale questione negli organi collegiali di questa scuola. E’ mancato qualsiasi coinvolgimento degli studenti e delle studentesse per verificare, eventualmente, quali fossero i temi di riflessioni “a loro più cari”. Non è stato previsto alcun incarico al personale ausiliario della scuola, considerato che si usa uno spazio interno, né sono state stabilite regole per il suo utilizzo. Inoltre, è stato previsto un calendario d’incontri su temi e con relatori decisi unilateralmente, senza alcuna interlocuzione interna con i docenti per stabilire, nell’ambito di un progetto d’istituto, quali fossero le attività aggiuntive da effettuare per migliorare l’offerta formativa“.

Al metodo, la Cgil aggiunge contestazioni di merito: “Siamo convinti – dice l’organizzazione sindacale – che la scuola pubblica debba lavorare per garantire alle studentesse e agli studenti una scuola di qualità, per il successo formativo di ciascuno. Questo lo si fa in un contesto laico e plurale dove le diverse voci hanno pari dignità affinché nessuno debba essere discriminato. Nel nostro sistema scolastico la materia della religione cattolica si sceglie, non è data per scontata, né imposta. I luoghi di culto sono destinati alla pratica religiosa, non la scuola. E’ questo il miglior modo per garantire l’eguaglianza dei cittadini e dunque anche degli studenti e delle studentesse“.

Per la Cgil ‘istituzionalizzare’ un luogo di culto dentro un edificio scolastico “rappresenta un arretramento pedagogico e un modo che alimenta le distanze, piuttosto che ridurle, e svia la funzione educativa e pluralista tipica della nostra scuola. Riteniamo indispensabile che la scuola conservi i tratti della laicità e del confronto senza steccati o barriere”. Per questo il sindacato chiede alla dirigente Provvisiero di rivedere le sue decisioni e all’Ambito territoriale provinciale e all’Ufficio scolastico regionale, organi di gestione della scuola, di intervenire.

Ci impegneremo in tutti i modi affinché non si affermi un’idea confessionale del nostro sistema formativo“.