Compravano cocaina a Napoli, la vendevano in Abruzzo

TERAMO – E’ partito dal Rione Traiano a Napoli, questa mattina all’alba, il blitz che ha portato 14 persone in carcere e due agli arresti domiciliari. Obiettivo dei carabinieri del comando provinciale di Teramo, diretti dal capitano Nazario Giuliani e coordinati dal sostituto procuratore David Mancini, era C.I., 47enne elemento di spicco dell’organizzazione che aveva allungato e stava radicando i suoi tentacoli nella zona tra Pescara e Tortoreto. Per lui, la sua convivente A.F. (29), la sorella M. (26) e i più stretti collaboratori P.B. (29), A.A. (29), R.C. (41), F.A. (31), A.S. (40), A.C. (40), detenuto nel carcere di Chieti, le ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dal gip della Distrettuale dell’Aquila, sono state notificate assieme alla contestuale perquisizione. Oltre 100 carabinieri con le unità cinofile hanno prelevato gli indagati per rinchiuderli nel carcere di Poggioreale, in attesa del confronto con il magistrato. C.I., dal 2004, dopo l’esecuzione camorristica del fratello C., nell’ambito della faida di Scampia tra il clan Lauro e gli scissionisti, si era rifugiato a Montesilvano, dove ben presto, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, aveva avviato un traffico di stupefacenti, esclusivamente cocaina pura. Come illustrato nel corso della conferenza stampa di questa mattina nel comando provinciale di Teramo dal tenente colonnello Antonio Salemme, il clan napoletano era riuscito a intessere rapporti attraverso i quali organizzava la distribuzione della droga tra Pescara, Silvi, Roseto degli Abruzzi e Tortoreto. Per questo la contestazione di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti è mossa anche nei confronti di C.B., pescarese di 46 anni, M.L. (54) di Tortoreto, F.C. (27) e S.P. (27) entrambi di Roseto. A.C. (38), napoletano ed E.D.L. (60), pescarese, hanno ottenuto gli arresti domiciliari. «Questa indagine, partita nell’ottobre 2008 e che ha portato all’arresto di altre 9 persone negli ultimi mesi, è di particolare rilievo perchè ha impedito il radicamento della malavita napoletana in un tessuto ancora vergine come quello abruzzese – ha spiegato il tenente colonnello Antonio Salemme -. In particolare, è stata impedita l’inquinamento del tessuto economico: il clan stava concludendo l’acquisto di alcune attività commerciali come negozi, ristoranti e un albergo a Pescara e Roseto, utilizzando i proventi dell’attività di spaccio».