Mercato immobiliare in caduta verticale

TERAMO – Venti di crisi soffiano sul settore delle costruzioni in Abruzzo. E’ quanto affermano associazioni imprenditoriali e sindacati dei lavoratori del settore alla vigilia degli “stati generali” del settore in programma domani a Roma. All’appuntamento annuale, le quindici sigle che compongono il “cartello”, (Ance, Feneal Uil, Filcac Cisl, Fillea Cgil, Anaepa Confartigianato, Claai, Cna Costruzioni, Fiae Casartigiani, Aniem Confapi, Agci Psl, Ancpl Lega Cooperative, Federlavoro Servizi Confcooperative, Agi, Federcostruzioni, Assoimmobiliare) si presentano con un’analisi preoccupata sullo stato di salute dell’edilizia abruzzese segnato fortemente dalla crisi, ma anche con un pacchetto di proposte anti-crisi in grado di invertire la rotta. A detta delle associazioni sono in vistosa sofferenza quasi tutti gli indicatori principali: dai posti di lavoro persi (-3.440 nel 2009) all’avvio delle procedure di fallimento (44 nel 2009 contro le 26 dell’anno precedente); dal saldo tra imprese iscritte e cessate (dalle 102 del 2008 al valore pari a “1” nel 2009) alla paurosa flessione dei bandi di gara per lavori pubblici tra 2008 e 2009 (-55,7% nel numero assoluto, con una caduta invece del 10,4% per quanto concerne gli importi). Fino alla caduta verticale del mercato immobiliare, con una variazione negativa delle compravendite, che tra il 2006 e il 2009, è addirittura del 27,2%. Il dato nei comuni capoluogo si attesta invece al 25,4%.
Tra le priorità indicate dalle associazioni dell’edilizia per uscire dalla crisi, figurano la modifica del patto di stabilità interno, la garanzia dei tempi di pagamento delle opere da parte della Pubblica amministrazione e lo sblocco delle risorse per le infrastrutture.  Le associazioni chiedono inoltre il ricorso alla leva fiscale e l’avvio del cosiddetto “Piano Casa 1” “in forte ritardo a causa dei vincoli posti da Regioni e Comuni alle garanzie circa la regolarità delle imprese. Per tamponare la crisi le associazioni chiedono infine l’ampliamento dell’utilizzo della cassa integrazione guadagni ordinaria, prevedendo l’equiparazione del settore all’industria.