Chiodi: «Mi dimetto se non passa il bilancio»

L’AQUILA – Il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ha minacciato le dimissioni se il Consiglio regionale non dovesse approvare, entro il 31 dicembre prossimo, il bilancio e la finanziaria, "passaggio necessario per evitare un nuovo automatico aumento di Irpef e Irap per coprire il buco emerso nelle passate settimane di 360 milioni nella sanità". "Sarà la legge di bilancio più importante nella storia della Regione – ha spiegato Chiodi nella conferenza stampa di consuntivo del 2010 – e non esistono alternative alla sua approvazione entro fine anno. Ove ciò non dovesse accadere, ove dovessero riproporsi i ‘giochetti’ tipici della cosiddetta ‘politica politicante’, vorrà dire che l’Abruzzo è privo di una classe dirigente politica responsabile, e io sarò il primo a trarne le conseguenze, affinchè gli abruzesi possano eleggerne una che lo sia". La minaccia di dimissioni del presidente Chiodi è indirizzata soprattutto alla maggioranza di centrodestra, che ha i numeri per approvare il bilancio e la finanziaria. "E’ chiaro che è la maggioranza che deve approvare bilancio e finanziaria per evitare l’aumento delle tasse – ha detto Chiodi -, ma è anche vero che l’opposizione può fare la propria parte, magari astenendosi dalla tattica ostruzionistica". Dagli ambienti della maggioranza di centrodestra si è appreso che il presidente, in numerose riunioni politiche, ha fatto presente la sua volontà di andare e mandare tutti a casa, se i due documenti determinanti per evitare un nuovo disastroso aumento di Irap e Irpef non venissero approvati entro fine anno. In particolare, nel bilancio di previsione c’è la pianificazione della copertura del buco della sanità, di 360 milioni di euro, attraverso un prestito chiesto allo Stato per 200 milioni e la restante parte coperta con un’anticipazione dei fondi per le aree sottoutilizzate Fas. Riguardo ai 200 milioni di prestito dallo Stato, la Regione nel bilancio prevede di restituire la somma con una rata annua di 13 milioni per i prossimi trent’anni, recuperata per 8 milioni con l’aumento di 2 centesimi dell’accisa sulla benzina, e per 5 milioni con i tagli alla spesa corrente.