Festa del 4 Novembre: Brucchi oppone la "forza dell'insieme" all'accorpamento

TERAMO – “L’identità, l’integrazione e l’orgoglio nazionale stanno lasciando il passo alla crisi e a ciò che ne consegue, come l’accorpamento delle province, ma la certezza dell’appartenenza dà forza all’insieme”. E’ stato questo in sintesi il messaggio lanciato dal sindaco durante il discorso tenuto per le celebrazioni del 4 Novembre, Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate che ha visto riunite autorità civili e religiose, associazioni, cittadini e autorità militari in viale Mazzini vicino il Monumento dedicato ai Caduti. Il sindaco è tornato a ribadire la sua opposizione al decreto di riordino delle Province e l’opportunità di “fare sintesi” tra concetti come popolo, identità e particolarismi. Valori per cui ogni giorno, ha detto il sindaco, migliaia di uomini e donne delle Forze Armate dedicano il loro impegno e a volte il sacrificio più grande: la vita. Questo il discorso integrale del primo cittadino:
"Signor Prefetto, autorità civili, politiche e religiose, associazioni degli ex combattenti, studenti, concittadini, ancora una volta celebriamo un rito istituzionale, commemorativo e civile che si ripete da decenni, che ci vede qui convocati ad onorare i caduti in guerra, celebrare l’unità nazionale e festeggiare le forze armate. Il luogo dove ci ritroviamo, non è casuale, anzi, è proprio qui, di fronte a questo monumento tutto teramano ai caduti delle guerre, che rendiamo l’omaggio e celebriamo la cerimonia con la quale riportiamo alla memoria e additiamo all’insegnamento, le vittime di terra, mare e cielo che hanno sacrificato la vita per le generazioni future, per il proprio Paese. E’, quella odierna, una giornata davvero particolare e significativa. Infatti, celebrare l’Unità d’Italia è necessario per rafforzare la nostra identità, per ritrovarsi nelle radici che ci rendono popolo, per riconfermare le ragioni che debbono sostenerci nell’affrontare gli enormi cambiamenti che si profilano con incalzante periodicità. Ma in questo 2012 la celebrazione dell’Unità d’Italia, si coniuga con un evento politico-amministrativo che rischia di cambiare profondamente il profilo del nostro Paese. Mi riferisco all’accorpamento delle province, che il Governo, con decreto, ha stabilito alcuni giorni fa, riducendole a 51, a seguito della cancellazione di 35 delle 86 esistenti. Tra questa figura la provincia di Teramo. Non posso non parlarne, oggi, in una giornata che – proprio per l’effetto di tale decisione – rischia di essere l’ultima, tra l’altro, che si celebra in modo solenne nella nostra città. E’ nota la mia personale e istituzionale contrarietà al Decreto del Governo, contrarietà che ho esposto sia nella fase che ha preceduto la decisione governativa che in quella di commento della stessa. Una posizione che ho manifestato con rispetto istituzionale ma appellandomi ad analogo rispetto delle istanze e delle rivendicazioni territoriali. Abbiamo lavorato tutti questi mesi, chiamando e coinvolgendo forze della rappresentanza politica, associativa, sindacale, amministrativa, producendo documenti, avanzando proposte; ma dal Governo nei giorni scorsi e’ pervenuta la conclusione non auspicata. A questo punto, ritengo che la Regione Abruzzo, come da impegno assunto, dovrà presentare ricorso alla Corte Costituzionale. Noi intanto, continueremo a dar corpo con accresciuto vigore alle nostre istanze, rappresentandole fino alle sedi parlamentari, ora chiamate ad esprimersi. La crisi economica che così’ pesantemente sta toccando la vita di ciascuno di noi e quella della società nel suo complesso, fa concentrare l’attenzione sugli aspetti economico-politici del nostro Paese, dimenticando l’orgoglio culturale che ci accomuna e che può rappresentare la leva per garantire all’Italia e ai nostri giovani un nuovo futuro e una nuova competitività. Ritengo che la vicenda delle province, pur comprendendo le ragioni che l’hanno dettata, sia una devianza determinata dalla difficoltà’ dei tempi e, per la dimensione e le conseguenze che annuncia, potrebbe divenire deflagrante, visto che tocca direttamente sentire e appartenenza. Grazie all’Unita’ d’Italia, il napoletano dell’antico regno e il piemontese del regno subalpino “si fecero italiani non rinnegando il loro essere anteriore ma innalzandolo e risolvendolo in quel nuovo essere”, come scrisse Benedetto Croce; forse la mano che ha guidato chi ha redatto il Decreto Governativo si è lasciata prendere da un eccesso di zelo.. e non ha tenuto conto di ciò.. Nell’epoca in cui il sogno dell’Europa si fa sempre più strada, anche se con difficoltà, e’ proprio la certezza dell’appartenenza ad un territorio contraddistinto storicamente, socialmente e culturalmente, a dar forza all’insieme, come le tessere di un mosaico che compongono armoniosamente il tutto. Ed è proprio questo messaggio che dobbiamo ripeterci, trovando la sintesi tra termini quali identità, particolarismi, integrazione, popolo, popoli. Il legislatore ha il compito di aiutare e non di moltiplicare le difficoltà. E’ anche, quella odierna, la Giornata delle Forze Armate. È di pochissimi giorni fa l’ultima vittima delle nostre missioni all’estero. È nella memoria di questo giovane, va iscritto l’impegno, la dedizione, la consapevolezza, delle migliaia di uomini e donne che compongono l’articolato tessuto delle Forze Armate italiane. Essi, tutti, sono un esempio: da coloro che rischiano la vita lontano dalla Patria a coloro chiamati ad assolvere i propri compiti qui, nel Paese. Sono essi, forse, la parte più sana e allora indichiamoli, ai nostri ragazzi ed anche a noi stessi. La loro e’ l’Italia che ama se stessa, che rispetta regole e leggi, che si impegna con altruismo e dedizione, che crede in un futuro da costruire individualmente e collegialmente.. E’, il loro, un impegno per far valere le ragioni della Giustizia, della Democrazia e della Libertà. Oggi celebriamo qualcosa che solo apparentemente e’ lontano dal sentire comune. Siamo qui, solennemente, per sottolineare il valore e l’importanza dell’unità nazionale, che coincide con l’affermazione e la salvaguardia della cultura, dei valori, della storia, delle tradizioni, del sentire diffuso e condiviso che hanno modellato il nostro popolo. Siamo un "popolo", che cammina senza negarsi difficoltà e ostacoli ma dobbiamo far si’ che gli ostacoli diventino una opportunità e non un limite. Il nostro Paese è il luogo dove viviamo, lavoriamo, professiamo le nostre passioni, dove alimentiamo vincoli umani e sociali. Facciamo sì che questa celebrazione venga percepita come una occasione attuale e preziosa.
Viva l’Italia, Viva le Forze armate".