Pomante: «La nave affonda ma la politica continua a suonare»

TERAMO – «La nave affonda e i politici abruzzesi, come l’orchestra del Titanic, continuano a suonare», per Gianluca Pomante. Resta sulle similitudini cinematografiche il candidato sindaco dei Movimenti civici per dire la sua sull’inchiesta che coinvolge il Governatore Chiodi, parte della sua giunta e mezzo consiglio regionale. «I negozi chiudono – scrive Pomante -, le famiglie hanno difficoltà ad arrivare a fine mese le zone industriali sono ormai lande abbandonate nelle quali è più facile incontrare un gregge di pecore al pascolo che operai di ritorno dal lavoro, le strade, quando non se le porta via un fiume dopo qualche ora di pioggia, sono piene di buche: eppure c’è lui, il politico ganzo che, incurante di quanto accade ma cercando di sbandierare risultati inesistenti nella gestione della cosa pubblica pasteggia e gozzoviglia in piacevole compagnia, a spese di contribuenti che contribuiscono sempre meno, ormai, visto il livello di crisi e di disoccupazione». Per il candidato sindaco, «prendere un treno in prima classe o un aereo in business class e rilassarsi sorseggiando uno champagnino, per una persona normale, significa ridurre proporzionalmente il proprio compenso, il proprio margine di guadagno, perchè il cliente difficilmente accetterà di rimborsare simili privilegi. Se pagherà. Viaggiare per una persona normale significa prendere anche la metro e il bus, portare al massimo l’auto propria, addebitando solo il costo chilometrico Aci». Mentre il cittadino ha smesso di fumare, di leggere il giornale, perchè non può più permetterselo, aggunge Pomante, «il politico pasteggia e gozzoviglia a spese della collettività, incurante di quanto accade nei dintorni. Altro giro, altra corsa, grida il giostraio tra il turbinìo di luci multicolore che distoglie l’attenzione dai problemi quotidiani e regala un attimo di spensieratezza». Chiude il candidato sindaco che il 25 maggio si misurerà contro almeno altro 3 concorrenti, con una domanda retorica: «Ce la faremo, stavolta, a mettere gli occhiali e a guardare in faccia la realtà e lorsignori, magari per mandarli a casa?»