Ambulanza e auto medica contro Tir a Parma: in fin di vita medico 118 di Atri, morta volontaria FOTO

TERAMO – Sta lottando per vivere, lui che alla morte ne ha strappate decine e decine di vite nel suo lavoro al 118 di Atri. Come ieri mattina all’alba, quando era a bordo dell’ambulanza delle Pubbliche assistenze che correva in codice rosso verso l’ospedale Maggiore di Parma e che assieme all’automedica si è schiantata contro un Tir, provocando la morte di una volontaria dell’assistenza. Roberto Cornacchia, 62enne pescarese ma atriano d’adozione, dopo oltre 20 anni anni di servizio nell’emergenza al San Liberatore, si è trasferito a Parma dal primo settembre scorso. Il mezzo di soccorso viaggiava in codice rosso: i volontari dell’Anpas di Borgotaro avevano risposto alla richiesta d’intervento per una bambina di un anno in crisi convulsiva e febbre altissima. Per questo motivo, dal 118 di Parma era partita l’automedica per effettuare il cosiddetto ‘rendez-vous’: il medico raggiunge sul tragitto l’ambulanza con volontari quando un originario codice giallo si trasforma in rosso per assiste il paziente durante il trasporto in ospedale. L’incidente si è verificato verso le 5.30, lungo un tratto rettilineo della via Emilia ovest, all’altezza di Fraore e di un distributore di benzina. La dinamica non è ancora chiarissima, ma secondo una prima e più attendibile ricostruzione fatta dagli agenti della polizia, l’autista dell’automedica (che abitualmente precede l’ambulanza scortandola a sirene spiegate e lampeggianti accesi) avrebbe accusato un malore che gli ha fatto perdere il controllo del mezzo, finito sulla corsia del Tir. Il primo impatto, limitato nei danni e nelle conseguenze ai due conducenti, ha fatto finire l’automedica in un canale ai bordi della strada e il mezzo pesante di traverso sulla carreggiata nel tentativo di evitare lo schianto: ha però costituito un muro contro cui si è fermata l’ambulanza, che è rimbalzata contro un manufatto di cemento ai bordi della strada. Il mezzo di soccorso è andato distrutto, accartocciato su se stesso, con conseguenze pesanti a chi viaggiava nel vano sanitario ed era impegnato nell’assistenza alla bimba in barella. La volontaria è arrivata in fin di vita all’ospedale Maggiore ed è spirata poco dopo l’ingresso in pronto soccorso; la mamma della paziente, pur se con diversi traumi se l’e cavata con una lieve prognosi, mente per il medico atriano la bimba la situazione era decisamente seria. Ma, mentre per la piccola, all’esito delle valutazioni cliniche, è stato deciso un ricovero precauzionale in rianimazione i prognosi riservata (che probabilmente nella mattinata di oggi verrà sciolta), il quadro clinico di Roberto Cornacchia è apparso subito chiaramente critico già ai nuovi colleghi del 118 che lo hanno soccorso sul luogo dell’incidente. E’ finito direttamente in sala operatoria per un primo intervento chirurgico e lo ha fatto una seconda volta nel primo pomeriggio per la riduzione di un ematoma cerebrale. Viene tenuto in coma farmacologico e i medici non si pronunciano sulla prognosi ma definiscono la situazione molto critica. I tre autisti se la sono cavata con leggere conseguenze, il più grave, quello dell’ambulanza, ha riportato la frattura di una gamba. La notizia del drammatico incidente ha avuto una grande eco nel Parmense, dove la volontaria 54 anni dell’Anpas, Angela Bozzia, era molto conosciuta e prestava servizio da vent’anni. Ma in poche ore si è diffusa anche all’ospedale Mazzini, dove i colleghi, gli amici e tutto il personale del 118 dell’azienda sanitaria, soprattutto quelli di Atri, sono rimasti scioccati e sono in grande apprensione. Il responsabile del servizio, il dottor Silvio Santicchia, che con Cornacchia ha condiviso il servizio in 118 ma anche gli anni della specializzazione in geriatria, si è tenuto in contatto costante con l’ospedale Maggiore per avere notizie e aggiornamenti sul collega. Cornacchia, padre di un figlio, si è trasferito a Perma di recente per avvicinarsi alla compagna che vive a Firenze. Prima di prestare servizio nell’emergenza 118 al San Liberatore, per molto tempo è stato direttore dei centri di riabilitazione del gruppo SanStefar tra Atri e Roseto.