Nuovo ospedale, c'è una proposta di project. Anche la politica spinge per farlo

TERAMO – Se gli 81,6 milioni di euro già ‘prenotati’ al tavolo della conferenza Stato-regioni sono in dirittura d’arrivo, per la costruzione del nuovo ospedale per acuti di Teramo c’è addirittura già un progetto, nero su bianco. E’ quello che accompagna la proposta di project financing presentata da una serie di imprese la cui capofila è un colosso dell’edilizia sanitaria, la Pizzarotti & C. di Modena. Idee e funzionalità allegate sono ben delineati e spalmati su un disegno a forma di mano, che rende concreto il concetto di sanità cui Teramo vuole puntare con ambizione, che il direttore generale Roberto Fagnano ha lanciato quasi un anno fa.
Decisiva appare anche l’accelerazione che la politica locale vuole apportare al concepimento dell’opera. E’ stato il presidente della Provincia, Diego Di Bonaventura, non più tardi di sabato scorso, alla conferenza dell’Adsu sulla casa dello studente, a rispolverare l’idea del nuovo ospedale, quale una delle due priorità fissate nell’agenda dei prossimi mesi, assieme al decollo di Prati di Tivo. L’altra è la pedemontana per collegare le Marche all’Abruzzo. Di Bonaventura ha anche disegnato idealmente una sorta di logo proprio a forma di ‘H’, come Hospital, che coincide graficamente con la pedemontana che collega le due aste della Ascoli-mare e della Teramo-mare. E’ la sfida che vuole attrarre mobilità attiva sulla sanità teramana. Ma per fare questo, serve accelerare la costruzione della nuova struttura, prevista nell’area tra la rotatoria dello stadio di Piano d’Accio e il torrente Fiumicino, lungo la superstrada per il mare.
A ribadirlo, ieri mattina, è stato anche il consigliere regionale della Lega, Tony Di Gianvittorio, nel suo giro ispettivo al Mazzini di Teramo. Accompagnato dal direttore amministrativo Maurizio Di Giosia, in avanscoperta per una relazione illustrative dei fabbisogni teramani all’assessore Nicoletta Verì, Di Gianvittorio ha posto l’accento su questo investimento che la politica teramana ha deciso di sostenere con forza. 
L’elaborato progettuale presentato dal pool guidato dalla Pizzarotti, a differenza di tante altre imprese che negli ultimi mesi hanno inviato lettere con manifestazioni di interessi o richiesto appuntamenti per discutere della disponibilità a investire in un project, è proposta formale che la Asl potrebbe prendere a base per la ipotesi realizzativa da mettere a bando.
Sulla specializzazione della Pizzarotti & C. sono riferimenti credibili (e di eccellenza) le costruzioni sanitarie firmate in Italia e in Europa, a partire dal pronto soccorso a servizio dell’ospedale di Parma, dall’ospedale di Pistoia a quello di Marsiglia in Francia. L’operazione, è noto, prevede una spesa non inferiore ai 240 milioni di euro e i circa 82 di parte pubblica sono buona cosa ma appena un quarto del finanziamento necessario. E’ ovvio che una fetta consistente la coprirebbero anche altri partner, ma è necessaria una operazione in cui la Asl dovrebbe impegnare, annualmente, una porzione della spesa corrente.
E’ probabile che nelle prossime settimane, sulla spinta di una programmazione a breve termine, si possa preveder anche un tavolo tecnico che approfondisca il progetto proposto dal pool di imprese che fa capo a Pizzarotti. Di sicuro, decisivo è il passaggio politico della conferenza Stato-regioni. Dopo l’accordo, come sancito anche di recente dalla Corte Costituzionale, c’è bisogno dell’intesa allo stesso tavolo, attraverso il quale poi si possa approvare lo schema di decreto con cui il ministero della Salute spalmerà i milioni di euro già bloccati per ciascuna opera individuata.
Ma non è tutto. Le idee molto chiare sull’edilizia sanitaria teramana prevedono anche, secondo attendibili rumors negli ambienti aziendali, che il vecchio Mazzini, ridotto da 7 a 4-5 piani, potrebbe ospitare i servizi di riabilitazione, diventare residenza sanitaria, distretto sanitario di base oppure nuova sede dell’Uccp. L’attuale area di piazzale Roma potrebbe addirittura cambiare fisionomia con l’abbattimento del secondo Lotto ospedaliero, quello che sotto il profilo dell’integrità sismica non offre molte garanzie.