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TERAMO – Riuscirà la parlamentare Stefania Pezzopane a smuovere qualche coscienza romana e mettere sotto ai riflettori, come non mai negli ultimi dieci anni almeno, il caso Castrogno? La sua interrogazione urgente al ministro parla chiaro: venga il Guardasigilli Alfonso Bonafede sulla collina teramana, la cui cornice amena stride con l’inferno dantesco che conservano le mura del suo penitenziario. Ci sono pile di documenti, lettere, appelli, proteste, denunce: tutte accomunano guardie e ladri in una sofferenza indicibile, ad alimentare quel rapporto di troppi detenuti, pochi agenti penitenziari che si trascina da anni e anni. Ed altrettanto numeroso è il numero di ‘sordi’, refrattari al problema. La Pezzopane, stimolata e accompagnata dal ‘mastino’ del carcere di Castrogno, l’avvocato e segretario di Agl Abruzzi, Vincenzo Di Nanna, ha visto e toccato con mano la realtà della popolazione carceraria e quell degli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Teramo: 430 detenuti contro una capienza ufficiale di poco più della metà, celle dove nello spazio per una persone ce ne sono due, commistione tra servizi igienici e locali dove si cucina, condizioni igieniche al limite,