Prati di Tivo, il presidente D’Angelo propone la revoca di Di Natale

Il colpo di scena nella Gran Sasso Teramano (la partecipata proprietaria degli impianti) arriva in pieno contenzioso con il gestore Finori: sarà discussa nell’assemblea fissata all’8 novembre

TERAMO – In attesa che qualcosa si chiarisca rispetto alla stagione invernale, annunciata ma ancora non ‘autorizzata’ da Coreneva, e con le procedure giudiziarie ancora in corso (tra penale e civile) la vicenda Prati di Tivo resta in forte fibrillazione per l’ennesima novità, emersa in queste ultime ore: la Provincia di Teramo, maggior azionista della Gran Sasso Teramano (società in liquidazione proprietaria degli impianti di risalita dei Prati e di Pratoselva) e proprietaria della seggio cabinovia della Madonnina, ha chiesto la revoca del commissario liquidatore, Gabriele Di Natale.

La richiesta è stata avanzata lo scorso 11 ottobre, ma se ne ha avuta conoscenza soltanto in occasione della convocazione dell’assemblea dei soci della Gst, fissata dalla stesso Di Natale per il prossimo 8 novembre, alla Camera di commercio. Nella parte ordinaria della riunione ci saranno le comunicazioni del liquidatore, che con tutta probabilità illustrerà gli esiti del suo lavoro come da mandato affidatogli dai soci, e in quella straordinaria di discuterà della richiesta del presidente Camillo D’Angelo con la possibile nomina del sostituto.

Questa è la parte ‘ufficiale’ della vicenda. C’è poi quella molto meno ufficiale, in cui la politica mette le mani, e in cui tornano a galla situazioni pregresse da regolamenti di conto tra le varie anime che compongono questa società partecipata interamente pubblica di cui fanno parte la Camera di commercio del Gran Sasso, i comuni di Pietracamela e di Fano Adriano e le Asbuc. Ed è sulla motivazione della richiesta di revoca di Di Natale che si giocherà anche una fetta di futuro dei Prati di Tivo attraverso l’utilizzo dei suoi impianti. Perchè carte alla mano, bilanci compresi, l’unico neo della gestione del professionista vibratiano può essere considerato l’aver tentato in tutti i modi di ‘raddrizzare’ i conti della partecipata e di evitare la sua messa in liquidazione.

Insomma, un colpo di scena che, se non ben gestito, potrebbe aprire un altro fronte di contenzioso per la Gst che si ritroverebbe nella scomoda situazione di essere tra due fuochi, Finori e Di Natale.